Gianluca Manca
18 agosto 2013
La prima tappa siciliana della ANLG è a Chiusa Sclafani, in provincia di Palermo, dopo un viaggio di pochi chilometri da Corleone dove ha sede la cooperativa antimafia Lavoro e Non Solo che ci ospita per i primi due giorni del nostro viaggio. E’ qui che l’Associazione Nazionale Amici Attilio Manca ha organizzato presso il Complesso Monumentale La Badia, la presentazione del libro “Le vene violate” di Luciano Armeli Iapichino – Armenio Editore.
All’iniziativa sono intervenuti Gianluca Manca (fratello di Attilio), Salvo Vitale (giornalista e fondatore di Radio Aut assieme a Peppino Impastato), Monica Capodici (Associazione Nazionale Amici Attilio Manca), Luciano Armeli Iapichino (autore del libro) Luciano Mirone ( scrittore e giornalista), Giuseppe Crapisi (Laboratorio della Legalità di Corleone), Pino Maniaci (Tele Jato), intervallati da letture tratte dal libro.
La storia di Attilio manca è, purtroppo, poco conosciuta: uno di quei casi tenuti, forse volutamente, a basso profilo mediatico, nonostante il lavoro dell’Associazione e del fratello Gianluca, che combatte una giornaliera battaglia per rendere giustizia al fratello.
Attilio, giovane urologo nato a Barcellona Pozzo Di Gotto, è stato uno dei primi chirurghi che nei primi anni del 2000 era in grado di effettuare operazioni di laparoscopia, tecnica allora poco conosciuta e riservata a chi, economicamente parlando, poteva permetterselo. Attilio svolgeva la sua attività di medico chirurgo e praticava la laparoscopia anche a Marsiglia dove sembra abbia operato Bernardo Provenzano, che all’epoca si muoveva utilizzando documenti falsi.
Attilio viene trovato morto nel suo appartamento. Causa della morte: overdose di eroina.
Molte sono però le cose che non tornano. Oltre a non aver mai avuto problemi di droga, oltre che nessun particolare problema familiare o personale ma anzi, grandi soddisfazioni in campo lavorativo, i fori dell’iniezione letale sono stati trovati sul suo braccio sinistro, nonostante fosse mancino (anche le operazioni più delicate le effettuava con la mano sinistra). Non sono state trovate le sue impronte, ne quelle di nessun altro, sulle siringhe utilizzate per la dose di eroina ma anzi, furono trovate addirittura con il tappo.
Queste sono solo alcuni dei fatti oggettivi che permettono di escludere il suicidio, mai motivato, con cui alcuni magistrati vogliono archiviare in via definitiva un caso in realtà tutto da chiarire. Troppe le circostanze, che spiegheremo in maniera più approfondita nel documentario che realizzeremo alla fine del nostro viaggio, che legano Attilio, inconsapevole e onesto giovane medico, all’operazione che salvò la vita a Provenzano, rendendolo partecipe di un gioco più grande di lui. Probabilmente aveva capito la vera identità del ricco paziente. Scoperta che ha pagato con la vita.
Ringraziamo di cuore Gianluca Manca, fratello di Attilio, per l’intervista che ha voluto rilasciarci e per la cena conviviale che abbiamo condiviso nella nostra prima notte siciliana.
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