Francesca Prestia
“Francesca Prestia, la Cantastorie delle Donne” di Chiara Barresi
Sono tante le cose che si possono fare per combattere le mafie: ad esempio la nostra Associazione porta avanti i valori della Legalità e della Giustizia diffondendo questo messaggio attraverso iniziative varie e incontri con persone che, con la propria attività, contribuiscono ad alimentare questa passione. Una di queste è Francesca Prestia.
La raggiungo al telefono e mi racconta la sua storia. Francesca è una cantastorie, ma prima di tutto è una donna..una donna che nasce in Calabria in una famiglia di artisti, di musicisti e alla fine, forte di questa sensibilità genetica e dell’aver respirato Arte fin da piccola, lei stessa abbraccia lo studio della musica. Poi la vita, con le sue tappe consuete (una laurea, un marito, la nascita delle figlie) la porta ad abbandonare un po’ la musica e a dedicarsi all’attività di insegnante alle scuole primarie; tuttavia la musica rimane a fare da sottofondo nella vita di Francesca, cresce le sue figlie cantando loro le favole,e poi inizia a comporre canzoni fino a partecipare a vari concorsi con i suoi alunni, i quali illustrano con i propri disegni le parole che lei canta e le immagini che evocano. E’ così che Francesca è diventata cantastorie e da allora, separata dal marito ma con il costante incoraggiamento delle figlie, porta avanti questo connubio.
Parlando con Francesca si percepisce distintamente la sua determinazione e la passione che la spinge; mi racconta che in Calabria la musica popolare soffre di un maschilismo imperante, tanto che in tutto il territorio non esiste un gruppo musicale che annoveri donne, lei è l’unica, ed è per questo che dedica gran parte della sua attività alle donne:con le sue ballate Francesca ne racconta l’estrema fragilità, la mancanza di libertà di scelta, il fatto che in Calabria ancora oggi l’idea di una donna emancipata sia quasi inammissibile. Francesca dà voce a queste donne, con la propria esperienza dimostra che è stata forte ed è riuscita a rimanere nella sua terra grazie anche all’aiuto delle persone che la sostengono e alle quali lei dedca le sue ballate “Mentre canto – dice- c’è un continuo scambio di energia..la felicità sta nel sostenersi a vicenda”. E’ forse per questo che alla fine dei suoi concerti sono soprattutto le donne che vanno ad abbracciarla, perché finalmente si sentono rappresentate.
Il messaggio di Francesca però non rimane confinato al Sud, anzi sono molti gli eventi in tutta Italia a cui Francesca è stata invitata, anche al Nord; uno in particolare, a Mantova, è significativo: tra il pubblico c’erano molti calabresi trasferiti al Nord da anni, e che si spacciavano per Mantovani perché, una volta arrivati lì, avevano dovuto soffocare la propria identità a causa della sofferenza per quegli sguardi diversi nei loro confronti..alla fine della manifestazione, Francesca ha portato via con sé il 2°premio e le scuse sincere della Giuria per non aver avuto il coraggio di assegnarle il 1° premio che meritava la sua ballata, e soprattutto il ringraziamento dei suoi conterranei per aver raccontato un Sud che non è solo solo malaffare, ma che è sempre stato onesto e pulito. E soprattutto che lo è tuttora..sì, perché Francesca è anche colei che ha restituito al cantastorie la sua funzione primaria, quell’impegno sociale che nel tempo era stato abbandonato per lasciare il posto ad una più “tranquilla” tradizione popolare.
Le ballate di Francesca nascono da incontri normali, del quotidiano “Io ascolto e mi lascio interrogare da ciò che accade intorno a me o da quello che leggo nel giornale”..
E’ così che è nata la Ballata per Lea Garofalo, una donna di oggi, nata in una famiglia legata alla ‘Ndrangheta, che “sognava l’Australia, sognava la libertà”, che voleva solo vivere una vita normale con la figlia, una libertà che la famiglia non le ha concesso di vivere. Questo articolo segna la svolta dell’attività di Francesca: appena lo legge, come donna e come madre si sente scuotere l’anima, e da quel momento decide di diventare la voce di tutte queste donne..Ed è così, partecipando ad un festival contro le Mafie a Lamezia Terme, che apprende la storia di Giuseppina Pesce, una pentita di mafia che, comprendendo di dover dare ai propri figli un futuro fatto di scelte libere, rompe il prestigio criminale della cultura maschilista calabrese e racconta i segreti di famiglia ad un magistrato, il PM Antimafia Alessandra Cerreti, donna anche lei ed anche lei tornata in Calabria per combattere in prima linea nella sua terra..Ed è così che oggi l’attività di Francesca si è allargata a tutta l’Italia, e contempla anche un progetto per le scuole contro le Mafie e i femminicidi.
Sono tante le cose che si possono fare per combattere le mafie: ad esempio, cantare.
Chiara Barresi
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