Agenda
febbraio 2014
Rosellina e Barbara Indrieri
Il 16 Febbraio 2011 Rosellina e Barbara Intrieri, di 45 e 22 anni, sono state barbaramente uccise in casa da un commando di sicari.
Una pioggia di proiettili che non ha lasciato scampo alle due donne e che ha ferito alla spalla e al bacino anche l’altro figlio, di 20 anni, di Rosellina Intrieri e Gaetano De Marco. Quest’ultimo è il fratello di Aldo, arrestato a dicembre con l’accusa di avere ucciso a colpi di pistola Domenico Presta, 22 anni, figlio di Franco, latitante da due anni e considerato dagli inquirenti uno dei più feroci killer di ‘ndrangheta in circolazione.
Fonte: lastampa.it
‘Ndrangheta, agguato delle cosche Madre e figlia uccise per vendetta
Erano parenti di un uomo che aveva ammazzato un ragazzo
SAN LORENZO DEL VALLO (COSENZA)
Sono state uccise a colpi di fucile mentre erano nel chiuso della loro abitazione, a San Lorenzo del Vallo, piccolo comune del Cosentino. La loro unica colpa era di essere imparentate con un uomo che il 17 gennaio scorso uccise, al termine di un lite per motivi di parcheggio, il figlio di un boss latitante ritenuto dagli investigatori figura di spicco della malavita. E di vendetta come movente del duplice omicidio parlano chiaramente i carabinieri che stanno conducendo le indagini.
A cadere sotto il piombo dei sicari Barbara Intrieri, di 45 anni, e la figlia Rosellina Intrieri, di 26. È rimasto ferito ad una spalla ed al bacino un altro figlio di Barbara, Silos De Marco, di 20 anni, ricoverato nell’ospedale di Castrovillari dove è stato operato. Le sue condizioni non sono gravi. Ed è proprio il cognome del giovane ad essere all’origine del duplice omicidio. Le vittime, infatti, erano la cognata e la nipote di Aldo De Marco, un commerciante che il 17 gennaio scorso, a Spezzano Albanese, a due chilometri da San Lorenzo del Vallo, ha ucciso a colpi di pistola Domenico Presta, di 22 anni, figlio di un latitante, Franco.
Un omicidio, quello, scatenato da una banale lite per un parcheggio, ma che affondava le radici in vecchi rancori mai sopiti tra Presta, che gestiva un negozio plurimarche di abbigliamento, e De Marco, titolare di un laboratorio per riparazioni di elettrodomestici. Domenico Presta era figlio di Franco, latitante dal maggio del 2009. L’uomo deve scontare una condanna a cinque anni di reclusione inflittagli dal tribunale di Cosenza. Secondo la Dda di Catanzaro era organico ad una organizzazione criminale che gestiva un vasto giro di estorsioni e di usura. Franco Presta è originario di Spezzano, ma i reati per i quali è stato condannato sono stati commessi nell’area di Cosenza. La parentela tra le due donne e l’assassino di Presta, è la convinzione dei carabinieri, non può essere casuale. Ed anche la violenza e la determinazione con cui hanno agito i sicari, almeno due, ma potrebbero essere stati anche di più, indica una chiara volontà di morte che non si spiega altrimenti.
Gli assassini, verso le 21, si sono presentati alla porta dell’appartamento delle donne, in un palazzina di edilizia popolare posto in una zona abitata di San Lorenzo del Vallo. Non hanno suonato, ma hanno sfondato la porta ed una volta dentro hanno cominciato a sparare. Le due donne hanno tentato la fuga. Una ha cercato scampo sul terrazzo, ma i sicari non hanno avuto pietà, l’hanno raggiunta ed uccisa. Il suo corpo, fino a tarda ora, è rimasto lì, proteso verso una salvezza che non è riuscita a raggiungere.
Fonte: calabriaonline.com
Fermati i presunti assassini di Rosellina Indriedi e Barbara De Marco
Secondo gli inquirenti sono gli autori materiali dell’omicidio avvenuto a San Lorenzo del Vallo
I carabinieri e la polizia hanno fermato, su provvedimento della Dda di Catanzaro, i due presunti autori materiali del duplice omicidio di Rosellina Indrieri, di 45 anni, e della figlia Barbara (26), uccise a San Lorenzo del Vallo, nel cosentino, il 16 Febbraio 2011.
Le vittime erano parenti di un commerciante autore dell’omicidio del figlio del boss di ‘ndrangheta, allora latitante, Franco Presta, avvenuto un mese prima durante una lite. Secondo gli investigatori, l’obiettivo degli assassini era quello di sterminare l’intera famiglia. Alla morte, però, sfuggirono un altro figlio di Rosellina, Silos De Marco (24), rimasto ferito, e il capofamiglia, Gaetano De Marco, scampato all’omicidio perchè dormiva in una stanza diversa da quella in cui si trovavano le donne e ucciso, due mesi dopo, in un agguato lungo la strada che conduce da Spezzano Albanese a San Lorenzo del Vallo.
È stata la testimonianza dell’unico sopravvissuto della famiglia De Marco a dare un contributo decisivo alle indagini condotte dai Carabinieri di San Marco Argentano e del reparto operativo del Comando provinciale di Cosenza e della squadra mobile di Cosenza, che hanno portato al fermo di Domenico Scarola, 26enne di Cosenza, e Salvatore Francesco Scorza detto Vincenzo, di 30, di Tarsia, figlio di Costantino Scorza implicato nell’operazione Twister contro le cosche locali.
I due, secondo gli investigatori, sono legati alla cosca Presta, collegata ai Lanzino di Cosenza, e in particolare a Domenico Presta, figlio del boss Franco, ucciso il 17 Gennaio 2011 da Aldo De Marco, fratello di Gaetano, marito e padre delle vittime di San Lorenzo.
Silos De Marco, rimasto ferito nell’irruzione nella sua abitazione, si è convinto a collaborare con gli inquirenti dopo l’arresto di Franco Presta, bloccato dalla squadra mobile di Cosenza il 12 Aprile scorso.
Fonte: dirittodicronaca.it
Giallo omicidio Indrieri, arrivano gli esami del Dna a chiarire la vicenda
SAN LORENZO DEL VALLO – Gli esami del Dna disposti dalla Procura Antimafia di Catanzaro a seguito delle stragi di San Lorenzo del Vallo avrebbero dato esito negativo, smentendo le voci circolate in paese subito dopo l’uccisione di Rosellina Indrieri e Barbara Indrieri. In sostanza, secondo gli esiti che sarebbero venuti fuori dall’esame comparativo del codice genetico, Barbara non sarebbe figlia naturale di Aldo De Marco, il tecnico riparatore che nel gennaio dello scorso anno ha ucciso a colpi d’arma da fuoco il 22enne Domenico Presta, figlio del boss Franco, arrestato nei mesi scorsi dopo un lungo periodo di latitanza. Circostanza, quest’ultima relativa all’esito degli esami del Dna – che per il momento restano in attesa di conferme ufficiali – che di fatto scalzerebbe l’ipotesi avanzata nei giorni successivi alla strage sanlorenzana in cui caddero la cognata e la nipote di Aldo De Marco, ossia che Barbara fu uccisa in modo particolarmente brutale (inseguita fino in balcone e poi finita con un colpo alla testa) proprio perché, negli scenari della vendetta che si andava materializzando, poteva essere ritenuta figlia di Aldo De Marco, reo d’aver eliminato il figlio di Franco Presta e quindi destinato a pagare con la stessa moneta il torto provocato. Colpito l’altro nipote di Aldo De Marco, Sylas – che rimase a terra fingendo d’essere morto e per questo riuscì a salvare la pelle – e uccisa Rosellina Indrieri, i sicari si accanirono quindi contro Barbara proprio per portare a termine la missione di fuoco senza lasciare testimoni né familiari del De Marco ancora in vita. L’operazione, però, come noto, riuscì solo a metà, considerato che Sylas si salvò (e fu poi trasferito in una località nascosta e protetta) e Gaetano De Marco, fratello di Aldo, scampò alla strage perché dormiva in camera da letto, dove i killer non entrarono. Quest’ultimo, però, non potè fare nulla quando, qualche settimana dopo, ossia il 7 marzo del 2011, i killer lo affiancarono a bordo di una moto e gli sparano diversi colpi di pistola, lasciandolo morto all’interno della sua auto nel centro del paese attonito e muto. Per questi omicidi sono state arrestate, nei giorni scorsi, due persone del circondario sanlorenzano, ossia Domenico Scarola, 28 anni, e Francesco Salvatore Scorza, inteso come Vincenzo, 32 anni. I due sono stati incastrati e restano sotto giudizio, per il momento, dalle dichiarazioni di Sylas De Marco, che ha rivelato i nomi dopo aver preso la decisione di uscire dal labirinto della paura in cui era ovviamente caduto e di collaborare con la Dda di Catanzaro. Sylas, ora sottoposto a programma di protezione, ha parlato direttamente con i magistrati inquirenti coordinati da Antonio Vincenzo Lombardo, affermando d’aver riconosciuto i due, durante la strage avvenuta in casa sua, dallo sguardo (che pur era semicoperto da calze di nylon) e da come si muovevano.
Fonte: ilquotidianodellabasilicata.it
La strage di San Lorenzo nei piani di vendetta del boss I morti dovevano essere 21, come gli anni del figlio
In tribunale, i familiari delle due donne uccise nel Cosentino affrontano i killer: «Fatti vedere in faccia». Ed emerge che poteva esserci carneficina voluta da Presta dopo l’assassinio del figlio
di ROBERTO GRANDINETTI
COSENZA – Per vendicare l’omicidio del figlio del boss avevano deciso di ammazzare 21 persone, una per ogni anno della giovane vittima. Lo ha confermato ieri in aula Maria De Marco, stretta parente delle due donne ammazzate il 16 febbraio del 2011 a San Lorenzo del Vallo, in provincia di Cosenza. I killer sfondarono la porta di casa e uccisero senza pietà Rosellina Indrieri, 45 anni, e la figlia Barbara, 26, rispettivamente cognata e zia delle teste.
«Una data terribile, mostruosa» ha ricordato ieri la donna al pm Vincenzo Luberto, della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, e ai giudici della Corte di Assise del tribunale di Cosenza. E’ una delle testimoni chiave del processo a carico dei due presunti assassini, Francesco Scorza, 32 anni di Castrovillari, e Domenico Scarola, 28 di Tarsia, ieri presenti in aula nell’area riservata ai detenuti. L’ipotesi della Dda è che hanno ucciso le due donne proprio per vendicare la morte di Domenico Presta, di 21 anni appunto, figlio del boss di Tarsia Franco Presta (ora al 41 bis dopo una lunga latitanza).
Il giovane era stato ucciso un mese prima a termine di un litigio da Aldo De Marco, cognato di Rosellina e zio di Barbara, nonchè fratello di Maria De Marco, ieri fiera teste in aula. Ha parlato senza paura. Ha pure guardato in faccia Scarola: «Fatti vedere, non ti conoscevo», gli ha detto. Ha invece aggiunto di conoscere Scorza: «Avevi un bar di fronte casa mia, non è vero?», gli ha chiesto. Maria De Marco è anche zia di Silas De Marco, il giovane sopravvissuto alla “strage di San Lorenzo”. Era in casa quella sera, fu ferito da alcuni colpi di pistola, ma sopravvisse. Dopo l’arresto del boss Franco Presta ha messo da parte la paura e ha deciso di collaborare con la giustizia e indicare i due killer, ossia Scarola e Scorza. Ieri è stato sentito anche lui, insieme all’attuale compagna e a un suo amico.
Di grande effetto sono state però proprio le dichiarazioni di Maria De Marco, che ha appunto parlato del progetto vendicativo successivo all’omicidio di Domenico Presta: «Ho sentito che dovevano uccidere 21 persone, l’età di Domenico Presta. L’ho sentito dire in giro, lo dicevano parecchie persone», ha risposto al pm che voleva sapere con esattezza chi glielo avesse riferito: «Dicono – ha aggiunto – che lo avesse giurato la madre durante i funerali». La teste si è soffermata anche sulla notte della strage: «Ricordo che pioveva. Poi ho sentito le sirene della polizia, dei carabinieri e delle ambulanze. Ho saputo del duplice delitto solo il giorno dopo. Mi telefonò Stefania, la compagna di Silas: “Zia – mi disse – le hanno uccise, aiutateci!”. Ricordo che mandai il nostro avvocato di fiducia all’ospedale di Castrovillari, dove era stato portato Silas De Marco. Con quest’ultimo – ha aggiunto su domanda del pm – non ho mai avuto modo di parlare. Mia sorella (che vive in Germania, ndr) mi disse poi che Silas aveva riconosciuto gli assassini, indicandoli come “quelli del compare”».
La donna ha detto di aver subito dopo avvisato la Squadra Mobile di Cosenza, dicendo appunto che Silas aveva riconosciuto gli assassini. Maria De Marco ha ricordato anche che in due occasioni il fratello Aldo era stato picchiato da alcune persone, tra cui Domenico Presta. «Mi disse di non immischiarmi in questa storia». Poco tempo dopo Aldo De Marco uccise il figlio del boss a colpi di pistola. Seguì – a detta della Dda – la vendetta, spietata, con l’assassinio delle due donne. Alla strage sopravvissero Silas e il padre Gaetano, che era in un’altra stanza. Un mese dopo morirà in un agguato. A quel punto mancavano ancora 18 persone. Ma la vendetta si arrestò in concomitanza con l’arresto del boss Franco Presta.
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