Beppe Montana
Ringraziamo Dario Montana, fratello di Beppe Montana, che ci ha fornito questo documento e ci ha consentito di pubblicarlo sul sito della nostra Associazione
Un ringraziamento particolare per averci fornito anche una lettera originale scritta a mano da suo fratello.
«Sprezzante dei pericoli cui si esponeva nell’operare contro la feroce organizzazione mafiosa, svolgeva in prima persona e con spirito d’iniziativa non comune, un intenso e complesso lavoro investigativo che portava all’identificazione e all’arresto di numerosi fuorilegge. Sorpreso in un agguato, veniva mortalmente colpito da due assassini, decedendo all’istante. Testimonianza di attaccamento al dovere spinto fino all’estremo sacrificio della vita»
Medaglia d’oro al valor civile – Palermo, 28 luglio 1985
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Beppe Montana è nato ad Agrigento nel 1951, ma è cresciuto e si è formato a Catania.
Entrato in polizia, la squadra mobile di Palermo è il suo primo incarico. Dopo soli tre anni viene ucciso dalla mafia a Porticello il 28 luglio 1985.
Lavora prima nella sezione investigativa, poi costituisce – per la prima volta – la sezione catturandi della squadra mobile. Arresta numerosi latitanti e durante la loro ricerca scopre raffinerie di droga, depositi di armi e si imbatte nelle vicende del Palermo calcio e della compravendita degli esami nelle scuole pubbliche. Con l’ultima operazione, pochi giorni prima dell’omicidio, denominata “blitz di Buonfornello”, riteneva di aver interrotto una riunione della cosiddetta “cupola”, con personaggi emergenti non ancora noti alla stampa. Viene ucciso il giorno prima di entrare in ferie, a Porticello dove teneva il proprio motoscafo.
Anche durante il tempo libero Beppe si dedicava alle indagini utilizzando la propria auto. Dopo l’omicidio i suoi appunti hanno permesso la cattura del capomafia Pietro Vernengo, già arrestato da Beppe. Aveva catturato numerosi boss intuendo che questi non abbandonavano il proprio territorio: tra gli altri, gli assassini di Dalla Chiesa e di Chinnici. Aveva dato vita al comitato “Lillo Zucchetto”, per sensibilizzare i giovani al rispetto della legalità e dei valori democratici; aveva collaborato con Rocco Chinnici sia nelle indagini contro Cosa Nostra che nelle attività di sensibilizzazione nelle scuole; aveva condotto numerose indagini con Borsellino e Falcone. Il suo omicidio ha impedito la deposizione al primo maxi-processo.
Dopo soli dieci giorni dall’omicidio di Beppe la mafia ha ucciso Ninni Cassarà e Roberto Antiochia, due suoi amici: il primo dirigeva la sezione investigativa della squadra mobile, il secondo era stato con Lillo Zucchetto tra i suoi migliori investigatori ed era volontariamente ritornato a Palermo in ferie per i funerali di Beppe. Un anno dopo la mafia uccideva anche Natale Mondo, un collaboratore di Ninni Cassarà, miracolosamente sopravvissuto alla strage di via Croce Rossa.
Investigatori eccezionali, moderni. E soprattutto perbene, non incrostati con la Palermo dei potenti e neanche con quell’altra, indifferente, cinica e fatalista. Cassarà e Montana sono i principali artefici del “rapporto dei 162”, gli indiziati sono Michele Greco più altri 161 mafiosi: tutti legati uno all’altro, tutti sparsi in diverse famiglie della città e della provincia, tutti che fanno riferimento ai capimandamento e ai capi della Commissione.
(da: Attilio Bolzoni, “Faq – Mafia”, Bompiani 2010, p. 129)
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